Il Counselor professionista del futuro
Il Blog Econopoly de “Il Sole 24 ore” ha pubblicato qualche giorno fa un interessante Post scritto da Arianna Brambilla, responsabile risorse umane, e Ilenia Sgrò, content creator, sui nuovi lavori autonomi di cui si sentirà sempre più bisogno in Italia nel prossimo futuro.
Sempre più spesso si ricorre a questo tipo di analisi per orientare le nuove generazioni nell’individuare il percorso formativo più utile in una società che muta velocemente i propri bisogni.
La novità questa volta è rappresentata dalla presenza del Counselor tra i nuovi professionisti:
“Il counselor è un professionista che ha il compito di accompagnare la persona in un percorso di autodeterminazione e responsabilità verso la propria esistenza.
L’obiettivo del counselor è quello di aiutare a risolvere difficoltà, conflitti e incomprensioni in qualsiasi tipo di relazione e potenziare il percorso personale e professionale, dando riconoscibilità ad alcune caratteristiche della persona utilizzate in maniera inappropriata.
Diventare dei counselor è un po’ scoprire se stessi e mettersi al servizio del prossimo, ascoltarsi profondamente per guidare l’altro e trovare nel concreto strategie e soluzioni per permettere a ognuno di comprendere le situazioni, mediare e raggiungere i propri obiettivi.
Questa scelta nasce da dentro e sono molte ormai le realtà che possono prepararti a intraprendere questa professione, in futuro sempre più richiesta, in maniera eclettica dalla casalinga al manager, dall’operaio all’infermiere, dal AD al cameriere.”
Qual è l’elemento comune delle professioni indicate nell’articolo? Quello che per alcuni è una novità, ma per noi counselor è una conferma, e cioè che la società presenta nuovi bisogni relazionali e che per affrontarli o aiutare gli altri ad affrontarli occorre possedere competenze non solo tecnico-specialistiche (hard skills) ma anche competenze trasversali, emotive, relazionali e sociali (soft skills o skills for life), quelle competenze che aiutano gli individui ad adattarsi e ad assumere atteggiamenti positivi, in modo da riuscire ad affrontare efficacemente le sfide poste dalla vita professionale e quotidiana.
Dell’importanza delle soft skills se n’è accorto anche il Ministro per la Pubblica Amministrazione che ha emanato delle Linee guida per cui nei nuovi concorsi per dirigenti non si valuterà più solo il “sapere” ma anche il “saper fare” e il “saper essere”, da accertare non solo tramite le classiche prove scritte, ma anche attraverso prove situazionali e colloqui motivazionali.
Tina Bruzzese
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