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Intervista ad Arianna Brambilla “Il counselor tra le professioni del futuro”

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Ultimamente un articolo pubblicato sul blog “Econopoly. Numeri idee e progetti per il futuro” de Il Sole 24 ore ha attirato l’attenzione del mondo del counseling perché riflette su quelle che saranno le professioni del futuro, tra cui quella del counselor.

In particolare, nel post è emerso che per affrontare i nuovi bisogni relazionali generati da crisi, pandemia, difficoltà lavorative, senso di inadeguatezza, occorrono nuove capacità personali e che per svilupparle c’è bisogno di nuovi professionisti.

Per affrontare efficacemente le sfide poste dalla vita professionale e quotidiana, dunque, servono sempre di più competenze trasversali, emotive, relazionali e sociali, le cosiddette soft skills o skills for life. I nuovi professionisti di cui si parla nel post di Econopoly devono possedere metodologie e competenze multidisciplinari inerenti alla dimensione interpersonale, ai fattori e ai processi ad essa correlati, con specifiche conoscenze e abilità.

Per questo l’accento è posto anche sui counselor, professionisti che operano in Italia dagli anni ’90 e la cui attività, non regolamentata dallo Stato, rientra tra le professioni non ordinate ai sensi della Legge 14 gennaio 2013, n. 4.

L’articolo del “Sole24ore” ha riscosso molto successo e interesse in quanto ha rinforzato e confermato la validità di chi ha scelto questa professione, investendo in ore di studio, di pratica, ma anche di fatica e passione, ponendo al centro dei propri interessi l’accoglienza e l’ascolto dell’altro.

Abbiamo deciso, perciò, di contattare una delle autrici dell’articolo, la dott.ssa Arianna Brambilla, e di porle qualche domanda su come è arrivata alle conclusioni presentate. Ci incuriosiva capire meglio qualcosa che, per noi counselor, poteva sembrare scontata.

Arianna ha accettato subito e con piacere il nostro invito rispondendo a tre semplici quesiti e per la quale la ringraziamo a nome dei nostri Soci ma anche di quanti hanno letto con gioia il suo articolo:

Arianna, cosa l’ha portata ad esplorare la professione del counselor, è stato casuale o voluto?

Mi occupo di Risorse Umane per un’azienda ad alto impatto sociale (hellougo.com), poiché offre servizi di affiancamento alla persona (accompagnamento, commissioni e compagnia) e lo fa in maniera digitale e innovativa. Proprio per venire incontro ai miei operatori e supportarli nel percorso del caregiver di professione mi sono avvicinata alla figura del counselor, conoscendo persone che si sono offerte di prestare ore di ascolto ai tanti operatori interessati a investire su se stessi e migliorare la loro esperienza come operatori.

Nel corso del tempo ho apprezzato molto il lavoro svolto dai counselor, poiché hanno permesso ai caregiver di professione di esplorare individualmente parti caratteriali o aspetti pratici del vivere quotidiano anche in relazione all’affiancamento alle persone fragili, ma anche si sono approcciati a modalità di gruppo che tuttora consentono una condivisione di esperienze comuni, un confronto su temi e aspetti del caregiving. 

Nell’ambito del post apparso sul blog del Sole24ore lei ha definito che tra le professioni del futuro vi è quella del counselor, come è arrivata a definirne gli obiettivi di intervento? 

 Quella del counselor ritengo sia una professione da scoprire e da lanciare, nonostante sia tuttora presente nel mercato del lavoro, e stia avendo un aumento della riconoscibilità come professione di sostegno e supporto. Soprattutto dopo il periodo covid si è fatta predominante la tematica del wellbeing aziendale, della formazione personale e di un corretto life-balance per migliorare lo stile di vita.

La figura del counselor la vedo come un valido supporto nel percorso di vita di un professionista, poiché aiuta con prospettive pratiche ma non invasive le esperienze e aumenta la capacità di interpretare situazioni ed emozioni. 

Secondo lei, rispetto alla realtà lavorativa italiana, cosa avvantaggia il Counselor rispetto agli altri professionisti della relazione d’aiuto?

Il Counselor molto spesso proviene da background professionali molto vari, non ha semplicemente fatto studi propedeutici ma, per l’esperienza che ho, ha maturato il suo percorso di counseling partendo da sé stesso e dalla volontà di portare la propria esperienza a servizio del prossimo.  

Per intenderci, ritengo che abbiano fatto percorsi accademici in concomitanza con lo svolgimento di altre professioni (manager, osteopati, commerciali, infermieri ecc.) e questo permette loro di aver una maggior capacità di sentire e andare al cuore dei problemi, che nel pratico e con dinamicità si ripercuotono nella vita delle persone. 

Ad oggi in Italia gli standard formativi e le linee guida per l’esercizio della professione sono definiti dalle associazioni professionali di categoria in linea con quelli degli altri Paesi europei.

Possono aderire alla nostra associazione, ANCoRe, coloro che siano in possesso di Certificato di Laurea e/o diploma di scuola superiore unitamente ad un corso formativo triennale di Counseling strutturato in 980 ore tra teoria e pratica, crescita personale, tirocinio e supervisione, come concordato con le principali associazioni italiane secondo gli standard formativi dell’European Association for Counselling (E.A.C.)

I counselor inseriti nell’elenco professionale dell’Associazione, che possiedono i requisiti formativi e professionali richiesti, ricevono l’Attestato di Qualità e Qualificazione Professionale dei servizi.

Ecco 5 lavori autonomi del futuro in Italia  di Arianna Brambilla e Ilenia Sgrò

 

 

 

 

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Immacolata Bruzzese

Tina Bruzzese

Presidente dell'Associazione Nazionale Counselor Relazionali (ANCORe); già Presidente della Federazione delle Associazioni di Counseling (Federcounseling); componente del Collegio dei Probiviri del Coordinamento Nazionale Pedagogisti ed Educatori (CoNPED); già Presidente del Consiglio Regionale calabrese dell'Associazione Nazionale Pedagogisti (ANPE). Pedagogista, Didatta, Counselor Relazionale Professional Trainer, si occupa di: formazione, crescita personale e organizzazioni. Nel 2018 ha creato il format Counseling &Letteratura.
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